
Dopo mesi e mesi passati a ridurre i consumi a causa della famigerata crisi, mi sono accorta che liberarsi dal superfluo e auto produrre il necessario dà un nuovo senso alla mia vita. E così mi sono persa in questi cambiamenti e ho scoperto che uno stile di vita più sobrio mi piace davvero. Qui troverete tutto ciò che attira la mia curiosità, che può essere spunto per voi e punto di incontro per chi, come me, è in cammino.
giovedì 23 maggio 2013
Milano in transizione?
Può Milano essere una città in transizione? Stasera ascoltando Ellen Bermann, presidentessa di Transition Italia, me lo sono chiesto. E la risposta per me è no, innanzitutto per la complessità delle relazioni che si sviluppano tra gli abitanti di una città tanto estesa, che difficilmente possono essere convogliate in quantità sufficiente. Ma forse un quartiere può dare il via al cambiamento e contagiare gli altri, forse si può almeno cominciare a ricostruire i legami e a vivere consumando meno. In qualche modo anch'io sono già in transizione, ma ciò che più mi logora mentalmente è che non basta il lavoro su me stessa per modificare le mie abitudini per produrre un cambiamento: sono le reti, la contaminazione, il genio collettivo a fare la differenza; e allora come coinvolgere gli altri?
Partiamo dal principio: la transizione è un movimento che ti porta dallo stato A allo stato B, è un termine privo di connotazione, assolutamente neutro,indica una trasformazione dell'ambiente che ci circonda per renderlo migliore e più vivibile. Perché questo avvenga c'è bisogno della testa, per analizzare la realtà nella sua complessità e trovare soluzioni creative, del cuore, per appassionarsi alla causa e alle persone in cammino con te e delle mani, in grado di aiutarti a trasformare ciò che ti circonda in qualcosa di utile, bello, funzionale. Questi cambiamenti sono lenti, ci vogliono decenni per rendere le nostre città resilienti, anni perché le informazioni circolino tra i cittadini rendendoli più consapevoli e, soprattutto, moltissime energie da spendere per mettere in moto la trasformazione.
Dopo tre ore di dibattito mi ha preso lo sconforto: come coinvolgere gli altri? Quali le parole giuste? Quale il metodo? Non lo so, non mi resta che studiare. Di certo stasera ho portato a casa qualcosa di nuovo: bisogna imparare a vedere i progressi e a celebrarli per non cedere alla negatività. Così mi soffermo a pensare a quanti indizi di cambiamento mi circondano: c'è chi fino a qualche mese fa non ha aveva mai preso in mano una zappa e ora ogni sera si preoccupa di dare da bere alle sue piantine, c'è chi da burbero si scioglie in sorrisi, chi usa sempre più spesso la bicicletta, chi sceglie di mangiare meno carne, chi comincia a differenziare l'umido, chi vuole un po' di pasta madre, chi decide che è proprio ora di entrare in un gas, chi investe il proprio tempo libero nel volontariato.
Non posso ignorare la miriade di contatti e relazioni che sono nate in questi miei anni di cittadinanza attiva a Milano; non è certo il tempo di farsi prendere dalla nostalgia, se a breve dovrò tornare nella provincia bresciana: quello che ho imparato lo investirò nelle vecchie e nuove relazioni che coltiverò e se proprio non sarà transizione, di certo sarà un po' più decrescita.
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